Madrid, settembre 2018; abbiamo deciso di dedicare una giornata della nostra settimana madrilena al Che.
Sono in pochi a saperlo, ma il 14 giugno del 1959 Ernesto Che Guevara sostò a Madrid durante il suo viaggio dall’Avana al Cairo, dove stava partecipando in rappresentanza del paese caraibico al Vertice dei Paesi non allineati.
Fu una visita di un giorno (il giorno del suo compleanno) e su ordine del governo di Franco non la si potè trasformare in un evento politico; a Guevara fu proibito avere qualsiasi tipo di contatto con gli oppositori del regime e solo un fotografo (César Lucas) e un giornalista (Antonio D. Olano) poterono accompagnarlo per le strade di Madrid. Fu una visita di un giorno, si incontrarono alle 6 del mattino all’Hotel Plaza in Plaza de España, dove il Che alloggiava.

Come prima cosa il Che chiese di essere accompagnato alla Facoltà di Medicina, nonostante fosse domenica: voleva vedere come vivevano gli studenti, dove studiavano, dove alloggiavano, le strutture.
La Facoltà di Medicina è in un campus vicino ad Avenida de la Memoria, così ci mettiamo in marcia e prendiamo il bus 133, che in una mezz’ora ci porta al Campus. La visita è breve, non c’è tanto da vedere, giusto il tempo di fotografare la facciata della Facoltà e la statua “Los portadores de la antorcha”, situata nel piazzale antistante e poi torniamo indietro.

Percorrendo l’ Avenida de la Memoria in direzione Moncloa riusciamo a trovare l’angolo in cui fu scattata la più famosa delle 40 fotografie del Che a Madrid: quella con l’Arco de la Victoria sullo sfondo.


Da Moncloa torniamo sulla Gran Via, qui nel 1959 era pieno di cocktail bar e tra questi c’era il Cafè California, qui il Che fece colazione e accettò di farsi fotografare con una cameriera, che lo aveva riconosciuto.

Oggi Il California non esiste più,come la maggior parte dei cafè storici, tutti sostituiti nel corso degli anni da negozi di abbigliamento e di telefonia; è sopravvissuto solo il Museo Chicote, (allora conosciuto come Bar Chicote era il preferito da Hemingway) situato al civico 12, poco lontano da dove era ubicato il Cafè California. Al Chicote il tempo sembra essersi fermato, ci sono ancora i divani e le seggiole in metallo cromato degli anni ’50 dove si sono accomodati personaggi illustri del cinema, del teatro, della musica, della letteratura, molti dei quali immortalati nelle foto appese alla parete.

A pochi passi dalla Gran Via c’è Calle de Preciados, qui una volta c’erano le Galerías Preciados, che a quei tempi erano una delle maggiori catene di grandi magazzini di proprietà di Pepín Fernández, il quale aveva lavorato per qualche anno a Cuba e per questa ragione fece aprire i grandi magazzini anche se era domenica, per permettere a Guevara di effettuare degli acquisti (una macchina fotografica, una Olivetti portatile, prodotti da toeletta e due libri).

Ora las Galerías Preciados non esistono più, sono state chiuse definitivamente nel 1995, questi, che furono i primi locali aperti in Madrid, ospitano un FNAC (che poi è il luogo dove facciamo la spesa quotidiana, in quanto è a 500 metri dal nostro appartamento).

Guevara volle anche visitare una plaza de toros, lo condussero all’arena di Vistalegre a Carabanchel, il cui proprietario Domingo Dominguin (fratello del torero Luis Miguel) era un militante del Partito Comunista e fu felice ed orgoglioso di aprirgli la plaza. Ora al posto della plaza de toros c’è Palacio de Vistalegre, un luogo per eventi e concerti con servizi di ristorazione, si dice, abbastanza cari; “si dice” perché il nostro odio nei confronti della crudele ed inutile pratica della tauromachia ci impedisce di andarlo anche solo a vedere da fuori.

La “giornata del Che” è finita, percorriamo la Gran Via, (che fu teatro di grandi battaglie durante la guerra civile) e ci incamminiamo verso l’appartamento, passando, come sempre, da Calle del Desengaño, quando alziamo gli occhi al civico 10 e scopriamo questa targa.

“Nosotros, militantes de un partido nuevo, en una nueva región liberada del mundo y en nuevas situaciones, debemos mantener siempre en alto la misma bandera de dignidad humana que alzara nuestro José Martí, guía de muchas generaciones, presente hoy con su frescura de siempre en la realidad de Cuba: <Todo hombre verdadero debe sentir en la mejilla el golpe dado a cualquier mejilla de hombre>” Ernesto Che Guevara

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