vivo spettinata

Non sono una giornalista, non sono una blogger e tanto meno una blogger di viaggi. Mi piace scrivere, raccontare, divagare e mi piace viaggiare; un viaggiare che è prima di tutto mentale, per svuotarsi da ogni preconcetto e pregiudizio, fuori da circuiti preconfezionati e idee preformate.

Sì, perché viaggiare non significa andare necessariamente in posti lontanissimi, l’importante e che ci sia la volontà di movimento, di scoperta, di capire ed assaporare la vita e la realtà del luogo, che stai visitando, di conoscerne la gente e le abitudini.

Ricerca, conoscenza e informazione, con la certezza che ogni cultura, ogni incontro casuale ci lasciano una parte di sé, sgretolando qualche certezza e prendono una parte di noi, facendo altrettanto, verso la persona con cui stai parlando. Perché i viaggi non sono solo luoghi, ma soprattutto incontri, su un treno, su un aereo, in una sala d’attesa costretti da un ritardo o in un locale, con i vicini di tavolo o la gente che vi lavora. Sia che ci si trovi a parlare ore sia che si tratti di un veloce scambio di battute, in quel lasso di tempo due mondi, con i loro vissuti, si accostano: a volte si respingono, altre si attraggono, spesso semplicemente si intersecano per la durata di pochi istanti, ma lo scambio è avvenuto e non si torna più indietro. La stessa cosa capita con la lettura: un libro assomiglia sempre a chi lo legge e chi lo ha letto finisce per assomigliargli.

Soprattutto dai libri (ma anche da certi film o brani musicali) spesso iniziano i miei viaggi, pagina dopo pagina si fa strada in me la voglia di “toccare con mano” quell’esperienza e alla fine parto, per cercare nella realtà le possibili eco di ciò che avevo solo immaginato.

Di questo vorrei parlare nel mio blog, in maniera spettinata