Amo Parigi. Ho iniziato ad amarla, appena adolescente, attraverso le parole di Hugo, di Balzac, dei due Dumas, poi, crescendo, di Zola, Queneau, Proust (mi fermo perché la lista è decisamente troppo lunga); finchè, a sedici anni, l’ho incontrata per la prima volta e sono andata a cercare nella realtà ciò che avevo solo immaginato. Da allora Parigi è stata per me il luogo di tutte le ipotesi, quello in cui trovare e ritrovarsi; angolo di storia, convergenza di passioni e lotte, di odio e amore, di risate, superficialità, disperazione e morte; ricettacolo di emozioni, che vengono da ogni angolo: dal cielo, dalla terra, da un pezzo di carta, da una forma di passaggio.
Ho avuto la grande fortuna di trovare nel compagno della mia vita lo stesso amore per questa incredibile città e, insieme ogni anno, torniamo a Parigi per conoscerla, scoprirla e ritrovarla: l’elegante Parigi di Proust, quella multietnica e multiculturale di Pennac, il sogno visionario di Gil (alter ego di Woody Allen in Midnight in Paris), il rifugio dei rivoluzionari di ogni epoca e Paese.
Parigi non è, per noi, un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere. Parigi è casa.
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